Torna «Open House» per riscoprire le città segrete
Fonte: Il Sole 24Ore
Fino al 10 ottobre per quattro weekend consecutivi Torino, Milano, Roma, Napoli aprono le porte di 700 siti e percorsi. Un viaggio inedito che racconta un patrimonio architettonico eterogeneo, multiforme e in continua trasformazione, che passa sotto il brand “Open House”. Dopo la fase di sperimentazione che ha caratterizzato l’edizione dello scorso anno realizzata dalle sole Milano e Napoli, Open House 2021 si rilancia con un format che riunisce le quattro metropoli italiane per dare un segnale propositivo di riapertura nel segno della condivisione e della conoscenza che costituiscono da sempre la filosofia di Open House.
Di cosa si tratta
Si tratta del festival internazionale dell’architettura fondato a Londra nel 1992 a Londra e che si svolge a tutt’oggi in 45 città nei cinque continenti e che si pone l’obiettivo di stimolare i cittadini alla conoscenza della propria città attraverso l’esperienza diretta dell’architettura e dei suoi protagonisti, incoraggiandoli a reclamare un ruolo centrale nella sua progettazione, nel suo sviluppo e nella sua cura.L’iniziativa punta a mettere in rete conoscenze e relazioni per stimolare la realizzazione di progetti comuni sui temi più attuali dell’architettura, attiva progetti curatoriali e soprattutto promuove, valorizza e comunica l’architettura made in Italy.
La staffetta e le tappe
La staffetta è iniziata con Torino nel fine settimana del 18 e 19 settembre, seguita da Milano il 25 e 26 settembre. Prossime tappe a Roma il 2 e 3 ottobre e, in chiusura, Napoli nel weekend del 9 e 10 ottobre.Una kermesse che è anche un osservatorio delle trasformazioni in atto narrando la metamorfosi del tessuto urbano ad un pubblico trasversale. Si pensi a Milano, citando le torri di Arata Isozaki, Zaha Hadid Archtiets o Daniel Libeskind, traguardando le novità come Citywave di BIG , passando per la Feltrinelli di Herzog &de Meuron o il progetto di Sanaa per la Bocconi.
Roma si concentra sulla riconquista degli spazi abbandonati, delle relazioni interrotte, dei desideri assopiti: dal razionalismo scultoreo dell’Eur, al liberty di Villa Blanc, dal raffinato brutalismo del Convento S.Tommaso d’Aquino, fino alla rinascita creativa delle aree ex industriali.
Tra le tante tappe proposte, una nel cuore del quartiere Flaminio riguarda la storia di una fabbrica di cucine del 1927 che 50 anni dopo è diventata un centro culturale autogestito da architetti, fotografi, scultori, musicisti, attori e registi di teatro: è il “Politecnico”, un edificio industriale nascosto nel cortile di un palazzo storico, che ancora oggi è un luogo di lavoro culturale e creativo dove lavorano BlueAstudio Architetti associati, Open Door Architetti, il Laboratorio di Architettura Bianconcini, Studio 10+, Studio GAMP, Studio Nema, Valle 3.0. Sempre a Roma, fino al 31 ottobre ai Musei Capitolini, nel Palazzo dei Conservatori è stata allestita invece la mostra “Roma, l’eternità nel futuro”: 100 progetti e altrettante storie raccolte dal Comune e presentate a settembre al Mipim di Cannes dalla sindaca Virginia Raggi, un viaggio tra i quartieri attraverso l’ossatura del Pums, il piano urbano della mobilità sostenibile. Nuovi quartieri, distretti creativi e produttivi, poli per la ricerca e le start up, dall’Esquilino all’Ostiense, fino al mare. E sono numerosi i progettisti coinvolti, molti i romani come It’s (che in una cordata guidata da Tvk si è aggiudicato il progetto per la nuova Piazza dei Cinquecento di fronte a Termini) o Labics al lavoro per il campus biomedico. E ancora si contano Aka projects, Insula in rete o Abdr in team con altre società romane per la nuova sede Istat. A loro si aggiungono, tra gli altri, Antonio Citterio Patricia Viel che tra gli altri progetti firma l’headquarter Enel e Mario Cucinella Architects che ha consegnato il rettorato di Roma Tre ed è al lavoro in Piazza dei Navigatori.